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I libri da leggere: William Faulkner

Di Goffredo Fofi • dicembre 06, 2019

Nato nel 1896 e morto nel 1962 negli Usa, nello stato meridionale del Mississippi, William Faulkner non ha mai smesso di raccontare il suo Sud, la civiltà in cui era cresciuto, popolata di bianchi e neri e indiani in difficile ma spesso intensissimo rapporto, sotto il dominio coloniale del bianchi all'interno di un sistema economico che è prosperato grazie alla manodopera nera importata dall'Africa tramite feroci mercanti di schiavi. Una manodopera quasi gratuita.

Il sistema economico meridionale era tuttavia, secondo molti storici, non più crudele di quello del Nord industriale, delle grandi città duramente divise in classi, popolate da immigrati che, per farsi strada, dovettero spesso affidarsi alle organizzazioni mafiose sorte dal loro seno. Faulkner, convinto delle sue radici culturali sudiste, nella sua vocazione di scrittore le ha rivendicate narrando il Sud e solo il Sud, con le sue contraddizioni, la sua fatica per dominare una natura non sempre benevola (si legga quel meraviglioso racconto lungo che è L'orso, nella raccolta Scendi, Mosè!), e per difendere infine l'ordine economico meridionale, contrapposto a quello nordista. La guerra civile degli anni 1860-65 Faulkner non l'ha vissuta, ma nei suoi romanzi se ne avverte l'eco, e non era possibile altrimenti.

Mentre morivo di William Faulkner

Un viaggio folle su un barroccio sgangherato, tra inondazioni e fienili in fiamme, sotto i cerchi sempre più stretti degli avvoltoi che accompagnano speranzosi il grottesco funerale di Addie Bundren. Attorno alla bara, ingobbiti nei loro truci destini, assorti ciascuno nel proprio segreto, il marito e i cinque figli.

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Faulkner ebbe un meritatissimo Nobel nel 1954, e aveva scritto capolavori come L'urlo e la furia, Assalonne, Assalonne, Mentre morivo, Santuario, il citato Scendi, Mosè... romanzi e racconti decisamente in controtendenza rispetto ai filoni dominanti della letteratura americana, in ragione di uno stile barocco, rigoglioso, sperimentale, e il cui “modernismo” aveva però basi molto diverse in fatto di concretezza e asperità rispetto a quelle inglesi – più “colte” e coltivate - dei Joyce e delle Woolf, e i cui ambienti non erano certo quelli delle città europee e dei loro salotti intellettuali. Faulkner inventò una sua epica, e delineò un ambiente e un contesto squisitamente meridionali, ed è per questo, come in tanti hanno detto, la sua influenza è stata enorme, nella storia della letteratura del Novecento, nei paesi del Sud del mondo. I grandi latino-americani, dal messicano Juan Rulfo al brasiliano Guimaraes Rosa, dal colombiano Garcia Marquez al peruviano Vargas Llosa, giungendo perfino all'argentino Quiroga e indirettamente a Cortazar, e dagli africani Achebe e Ngugi fino al cinese Mo Yan, in tanti hanno riconosciuto il loro debito nei confronti di Faulkner, narratore del Sud, perché i Sud del mondo si somigliano così come si somigliano i Nord. Il rapporto uomo/natura e quello natura/storia non sono gli stessi nei Nord e nei Sud...

C'è chi ha scritto che i due maggiori scrittori del Novecento e quelli di maggiore influenza sono stati Franz Kafka per le letterature del Nord e William Faulkner per quelle del Sud. Oso perfino dire che romanzi nostri, come per esempio Conversazione in Sicilia di Vittorini, Menzogna e sortilegio della Morante e Il giorno del giudizio di Satta, hanno molto a che fare con l'estetica faulkneriana, nascono da un'urgenza simile, per molti aspetti comune. E a me fanno immaginare un confronto Faulkner/Dostoevskij che non mi pare sia stato ancora tentato!

Santuario di William Faulkner

Siamo tra Mississippi e Missouri, nel pieno della Grande Depressione e del proibizionismo. Una casa «buia, desolata e meditabonda», persa tra boschetti di cedri e prati inselvatichiti, nasconde una distilleria clandestina gestita da una banda di magnaccia e sbandati.

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Sud fa rima in Faulkner, e non solo in lui, con barocco, con una sorta di estremismo visionario che affronta le passioni e la natura vedendole inesorabilmente intrecciate. C'è anche un legame che è possibile vedere nel nostro azzardato paragone Kafka-Faulkner nel fondo delle loro opere, ed è quello della problematica morale che le sorregge, della radicalità delle domande che i due si pongono sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male, sull'individuo e sulla comunità, su natura e cultura, e su saggezza e follia, sulla violenza e sulla sua repressione o sublimazione. Oscillando tra il comico e il tragico, tra il buffo e il grottesco, tra la norma e l'eccesso.

Faulkner ha molto appreso da Joyce e da Conrad e lo ha detto, e poco da Freud perché cosa avrebbe potuto insegnargli di fondamentale Freud, a lui o a Shakespeare o a Melville?

Il suo dilemma è però, o a me sembra, più radicale, è l'eterna domanda sul nostro passaggio sulla terra, con l'eterna nostalgia di un Paradiso Perduto che è perduto per sempre. Tutti questi dilemmi Faulkner li ha collocati in un luogo unico che fa da sfondo a tutti i suoi romanzi, l'immaginaria Contea di Yokonapatawpha. “Il mio ultimo libro sarà il Libro del Giorno del Giudizio, il Libro d'Oro della Contea di Yoknapatawpha” ha detto o scritto da qualche parte. Un libro che forse, chissà, prima o poi ci sarà dato di leggere anche se per penna d'altri che non Faulkner, perché, egli ha detto, “il tempo è una condizione fluida che non ha esistenza tranne che nelle apparizioni momentanee degli individui”. E, possiamo forse aggiungere, degli scrittori... Nel loro rapporto con il mistero dell'esistenza e, fondamentale per Faulkner, con la necessità del Sacrificio per poter affrontare degnamente la Storia e la Società.

Gambetto di cavallo di William Faulkner

La contea di Yoknapatawpha, in Mississippi, è un piccolo universo che ha i tratti della leggenda: da queste parti la semplicità della vita quotidiana fa i conti con un passato glorioso e con un presente colmo di rancore. Ogni colpa, anche la più grave, diventa una medaglia da esibire sul petto o una speranza a cui aggrapparsi.

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Leggete L'urlo e il furore, Luce d'agosto, Santuario, Assalonne, Assalonne e Scendi, Mosè! E partite, ve lo consiglio, da Mentre morivo, che è una sorta di western di concretissima storia ma che è, allo stesso tempo, un'avventura metafisica sconvolgente. Ma leggete anche i libri detti minori, alcuni dei quali di assoluto divertimento come il “giallo” antirazzista Non si fruga nella polvere, gli amori di aviatori da fiera di Oggi si vola, le avventure picaresche di I saccheggiatori in cui Faulkner si riscoprì seguace di Mark Twain, uscito anche lui dal seno delle Avventure di Huckleberry Finn.



Goffredo Fofi (1937) è scrittore, attivista, giornalista e critico cinematografico, letterario e teatrale. Dopo aver contribuito alla nascita di storiche riviste quali i Quaderni piacentini, Ombre rosse e Lo straniero, attualmente si occupa degli Asini.

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